Europei: la prossima sorpresa tra 12 anni?
Euro 2016 è appena terminato e numeri alla mano bisognerà aspettare altri 12 anni per poter assistere ad un’altra edizione con una vincitrice a sorpresa. Si, perchè dopo la sorprendente vittoria danese nel 1992 arrivò quella della Grecia nel 2004 e ora quella del Portogallo.
Per quanto riguarda i lusitani, che da oggi e per i prossimi quattro anni potranno fregiarsi di un assolutamente insperato titolo di campioni d’Europa, non si può certo affermare che a vincere sia stata la compagine più forte e meglio attrezzata, considerando che il passaggio alla fase ad eliminazione diretta è avvenuto come migliore terza e che nei 90 minuti regolamentari è arrivata una sola vittoria in tutta la competizione.
Tuttavia il Portogallo ha portato a termine, in questo Euro 2016, un’impresa che resterà negli annali: e così come quelle precedenti di Danimarca e Grecia vi è riuscito cogliendo l’occasione che gli si è presentata e sapendo sfruttare anche un po’di fortuna.
Tuttavia ridurre tutto a quest’ultimo aspetto sarebbe riduttivo, perchè i lusitani hanno messo in mostra un’ottima fase difensiva e una tenuta mentale e fisica che si è vista in pochissime altre squadre.
Se poi si vince una competizione come questa senza Cristiano Ronaldo e gli uomini copertina sono uno sconosciuto centravanti di nome Eder e Rui Patricio, vuol dire davvero che il titolo ha i sapori dell’impresa. E questa impresa è stata possibile grazie a diversi fattori.
La fase difensiva
Più Euro 2016 andava avanti, più la difesa portoghese assumeva le fattezze di un fortino inespugnabile. Il merito è stato certamente di un campione d’esperienza come Pepe. Il giocatore del Real Madrid ha guidato con grande esperienza la difesa, risultando capace di mantenere unito il reparto anche nei momenti difficili che si sono presentati anche contro la Francia.
“Ordine” è la parola che meglio fotografa la fase difensiva dei neo-campioni d’Europa, che sono riusciti a costringere la Francia a provare tiri da lontano e giocate molto complicate. Poi, quando il fortino ha rischiato di cadere, ci ha sempre messo una pezza Rui Patricio, che in questo Euro 2016 ha ricordato per gli ottimi gesti tecnici un grande del calcio portoghese come Vitor Baia.
La tenuta fisica
Una delle critiche che sono state e verranno mosse al Portogallo è quella di aver vinto una sola partita nei 90 minuti. Tuttavia guardando le cose da un’altra prospettiva, bisogna notare come i lusitani abbiano sfoderato una condizione fisica eccelsa.
Non si vincono tre partite che sono arrivate in due casi ai supplementari e in uno ai rigori, se non si ha benzina in corpo. I portoghesi in ogni partita della fase ad eliminazione diretta di Euro 2016 hanno saputo gestire le energie e hanno mostrato sempre di averne più di ogni avversario.
Il giocatore più forte del mondo
CR7 è stato decisivo anche giocando solo meno di mezz’ora della finalissima. L’asso portoghese ha dato una dimostrazione incredibile di capacità di fare gruppo dopo la propria uscita dal campo, diventando in pratica il “secondo” di Fernando Santos. E le lacrime versate al momento dell’uscita dal campo, unite a quelle di stampo assolutamente diverso che tutti hanno visto a fine partita, sono già storia di questo Euro 2016 e del calcio.
La voglia di vincere
Il passato non si può cambiare e le sconfitte rimangono, ma dopo Euro 2016 il Portogallo si è finalmente tolto di dosso l’etichetta di “magnifica perdente”. I lusitani non avevano mai vinto un torneo importante, fermandosi sempre alle soglie del paradiso e subendo anche una delle sconfitte più atroci della storia del calcio, quella nella finale casalinga dell’edizione di 12 anni fa, quando furono battuti dalla Grecia e un allora giovanissimo CR7 visse la sua prima grande delusione sportiva.
Il gruppo allenato da Fernando Santos ha retto la pressione ed è riuscito dove tutte le altre nazionali portoghesi del passato non sono riuscite: portare a casa un titolo.
Il condottiero del Portogallo
Molti lo definiscono “il condottiero triste” per il suo modo di fare poco incline alla battuta e molto burbero. Ma gran parte del merito di questo miracolo sportivo va dato a Fernando Santos, che ha preso la nazionale dopo lo shock della sconfitta contro l’Albania, patita tra le mura amiche nell’esordio delle qualificazioni ad Euro 2016.
Il tecnico nel corso delle qualificazioni ha apportato diversi cambiamenti, cominciando a mettere in atto un ricambio rispetto agli europei e ai mondiali precedenti. Ha fornito alla squadra un canovaccio tattico preciso e ha infuso tranquillità. Il risultato è un percorso senza sconfitte da quando siede sulla panchina dei lusitani e la vittoria ad Euro 2016: decisamente non male.
La forza del gruppo
CR7 ha dato un contributo importante nella conquista del titolo, ma questo Euro 2016 è stata la dimostrazione che il gruppo è più importante.
Lo si è capito dopo l’uscita dal campo di CR7. Il Portogallo ha sbandato per alcuni minuti, ma poi ha ripreso a giocare. I campioni d’Europa non sono solo CR7, ma un gruppo di giocatori che non avrebbero vinto senza CR7, ma senza i quali neanche Cristiano avrebbe potuto vincere. E questo risulta cristallino dal fatto che il goal che ha spedito i lusitani in cima all’Europa è stato siglato da Eder, un giocatore iper-criticato in patria e che fino ad oggi solo i grandissimi appassionati di calcio conoscevano.